Alla riscoperta del cammino delle operaie che, da Coarezza, raggiungevano a piedi attraverso il bosco, il ricamificio Dolci, il Panperduto
Per due volte il tempo inclemente, con pioggia e temporali, ci aveva impedito di effettuare il percorso, ma sabato 14 settembre un bel sole splendente ci invitava all’avventura. Il gruppo di Cammino piano era numeroso e pieno di energia. Per nostra fortuna poi, c’era anche Achille, coarezzese d’elezione e profondo conoscitore del territorio, che ci avrebbe fatto da guida; e anche Aldo, naturalista per vocazione, si era unito al gruppo, pronto a fornirci dotte notizie sulla flora locale. Volevamo seguire il sentiero che le donne di Coarezza percorrevano per recarsi dal Dolci, in località Panperduto, sulla riva del Ticino. Il Dolci era un ricamificio, la cui origine risale all’Ottocento, come le altre due importanti manifatture che utilizzavano l’acqua del Ticino per la produzione: il Candeggio, impiantato nel 1875 dai Visconti di Modrone, per la tessitura, tintoria e candeggio e il Lanificio, di proprietà Mosterts, sorto in località Molino Risella, nel 1883, come ampliamento dello stabilimento di Somma. Ora tutte e tre le fabbriche sono chiuse. La manodopera di queste tessiture era prevalentemente femminile; la giornata lavorativa era, in origine, di dodici ore e iniziava alle sei del mattino. Le donne di Coarezza, quasi tutte giovani e giovanissime, lavoravano per la maggior parte presso il Dolci. Il sentiero che percorrevano a piedi due volte al giorno era di circa sei km e seguiva, nella parte iniziale, lo stradone che va a Somma. Noi, per evitare l’asfalto e il traffico, ci siamo inoltrati in un sentiero parallelo, nella campagna. All’altezza del Campo sportivo, dove un tempo c’era la palude del Buzum, il percorso entra nel bosco, fino a raggiungere la località del Cerro, dove abbiamo trovato la croce che segnava una tappa della processione delle Rogazioni, o benedizioni dei campi, effettuata fino a cinquant’anni fa, in primavera. Ancora un pezzo in mezzo al bosco, poi il sentiero comincia a scendere e diventa scosceso e pieno di sassi. Ma ben presto siamo arrivati alla Sorgente, ovvero una fontana di acqua resorgiva, alla quale le donne erano solite bere. Ora l’acqua e il ruscello che ne scaturiva non ci sono più. Il nostro cammino procedeva in mezzo a una vegetazione selvaggia e rigogliosa, fino a raggiungere la Ticinella. Ma qui il bosco finisce e inizia la strada asfaltata. Giunti a questo punto abbiamo gettato uno sguardo mesto all’impianto sportivo e di svago ora chiuso e semi-abbandonato e abbiamo lasciato il percorso delle donne del Dolci per risalire nella brughiera del Vigano, percorrendo, in salita, un pezzo del Sentiero Europeo, detto la Rizzava. Il cammino delle operaie procedeva invece oltre la diga di Porto della Torre, lungo il Ticino, fino alle località Canottieri e Panperduto e, costeggiando i canali, fino al Candeggio e al Dolci. Nella mente, e nel cuore, ci è rimasta l’immagine, tramandata dalla testimonianza degli anziani di Coarezza, delle operaie che percorrevano, solitamente al buio, il sentiero nel bosco e che, d’inverno, quando nevicava, per non scivolare, si toglievano gli zoccoli e camminavano, con le grosse calze di lana, sulla neve.