Buone relazioni per la realtà post Covid

di Luca Argento, Houssam Kamouni, Gioacchino Faranna, Alessandra Besozzi, Viviana Innocente, Laura Candia

In questo periodo si incontrano sui giornali o alla televisione notizie di fatti sempre esistiti ma certamente resi più frequenti dalle fatiche affrontate da tutti noi in questo ultimo difficile anno.
Abbiamo letto e conosciuto un aumento dei femminicidi e in generale degli episodi di violenza domestica durante il lockdown. Uscendo dai confini delle case, abbiamo saputo di riunioni e assembramenti di ragazzi, incoraggiati da appuntamenti condivisi sui social, allo scopo di agire comportamenti collettivi irrazionali e violenti, magari legati a rivalità tra quartieri. Abbiamo sentito anche di adulti in difficoltà economiche dovute al fallimento delle imprese e alla disoccupazione, che sono scesi in piazza per protestare, più o meno pacificamente e che a volte usano i social in maniera non proprio adeguata, inducendo anche senza rendersene conto, a far crescere una rabbia che può diventare pericolosa e diventare violenza.
Le situazioni di violenza sarebbe buona cosa riuscire a controllarle cercando di far prevalere la ragione e la razionalità all’istinto. Ognuno di noi ha un’immagine molto personale della violenza. Abbiamo pensato che fosse utile condividere queste immagini, anche per capire se è possibile trovare delle alternative e delle strategie che possano ridurla.
La violenza è un tunnel, essere tristi, vedere tutto nero, essere da solo: per uscire dal tunnel bisogna essere forti e abbattere il “muro” rappresentato dalla violenza. Bisogna parlare con gli amici così da continuare a sentirsi in contatto con gli altri, liberandosi dall’oscurità e tornando a vedere tutti i colori.
Ma la violenza è anche perdita del controllo, irrazionalità, malessere fisico e mentale. Tutti noi abbiamo fatto esperienza personale di momenti di esasperazione e frustrazione che ci hanno portato accompagnandoci per mano a non controllare più i nostri comportamenti con la ragione, a volte per fortuna senza produrre danni, altre volte con conseguenze più gravi.
La violenza non è sempre immediatamente evidente perché può avere tante sfumature: può essere fisica, psicologica, verbale. A volte si subisce violenza anche solo guardando comportamenti violenti, come fanno gli spettatori davanti a un film.
A volte capita di trattenere dentro tanta rabbia in certe situazioni e poi sfogarla con le persone che sappiamo ci capiscono e ci vogliono bene. Ma è importante fare attenzione a come la rabbia esce e si manifesta, perché i comportamenti, i gesti e le parole possono ferire le persone.
Come se ne esce? Come si combatte la violenza?
Ci abbiamo ragionato a lungo e siamo arrivati alla conclusione che sia fondamentale costruire delle buone relazioni. La relazione si impara. Stare con gli altri si impara.
Per Luca relazione è abbracciare gli amici, uscire insieme, confrontarsi uno con l’altro.
Houssam racconta alcuni timori, pensa che quando torneremo alla normalità non tutti torneranno a relazionarsi con gli altri come prima, ci saranno delle difficoltà, perché tutti saremo portatori di modi e abitudini diverse. Oggi nello stare vicino agli altri magari c’è paura della malattia, oppure ci siamo un po’ chiusi in noi stessi e rischiamo di portarci dentro questa situazione.
Per Gioacchino la relazione è una componente fondamentale della vita e permette lo scambio di idee, informazioni su diversi argomenti. La relazione è apertura verso l’altro, accettazione dell’altro in tutto e per tutto. La relazione è reciprocità.
Alessandra racconta che sono aumentati i suoi tempi di utilizzo dei social, in generale di tutte le persone. Le relazioni virtuali ci portano a sentirci più soli, sono migliori e più utili quelle in presenza, nella realtà, per coltivare rapporti più autentici, anche se richiedono impegno.
Allora, per esempio, litigare si può? Conviene? Certo, ci siamo detti. Litigare è difficile, soprattutto con chi amiamo. Ma litigare bene può fare bene. Anche il litigio e il conflitto, come la relazione, sono cose che si imparano e hanno una grande differenza dalla violenza.
Il conflitto è qualche cosa che sta nella relazione, avviene nella relazione, tiene dentro l’altro e si fonda sulla reciprocità.
La violenza invece esclude la relazione, la annienta. Vuole eliminare l’altro come presenza.
Dove sta il punto di equilibrio, allora? Secondo noi, è importante trovarlo, capire quale sia la “giusta distanza” dall’altro, quella che facilita le buone relazioni.