In cascina alla scoperta dei sapori e delle atmosfere in un tempo ormai passato. Omaggio della cena d’estate all’ammaraggio lunare di 50 anni fa
Il 20 luglio la Pro Loco Coarezza ha proposto la cena d’estate in cascina al chiaro di luna. Il luogo scelto è uno dei più pittoreschi della campagna appena fuori dall’abitato di Coarezza, una grande cascina del 1800 a cui i nuovi proprietari hanno dato nuova vita impiantando piccoli frutti, un orto con produzioni insolite e allevando animali da cortile.
I vecchi proprietari, i “Calzular”, vi hanno lavorato fino agli anni 90 del ‘900 e, come molti altri piccoli agricoltori, passavano l’intera giornata in cascina per tornare in paese la sera. I “Calzular” abitavano in piazza, nel portone prospicente la chiesa parrocchiale, nella corte dei Nicò. Lì possedevano una grande casa alla quale era annessa una stalla con mucche da latte. Il latte veniva venduto direttamente dalla famiglia: dalla stalla, in grandi secchi di rame, era portato in cucina sul bel tavolo di legno e qui Eva, la moglie “da Pipin di Calzular”, distribuiva il latte nelle “caldarine” con la misura di rame. Eva era molto bella, era l’unica figlia in una famiglia con molti maschi, sei o sette fratelli; quando distribuiva il latte pareva una dea maestosa con le sue camicie bianche, come candidi erano i panni che usava nella mansione che svolgeva con grazia regale.
La sera del 20 luglio una luce discreta illuminava la bella facciata della cascina mettendo in evidenza i punti forti del fabbricato: la forma a capanna, i due portoni al pianterreno, il bel ballatoio di legno e l’edicola votiva raffigurante la Deposizione. Questa sacra immagine, come altre disseminate sui muri delle case del paese, costituisce un piccolo patrimonio da salvare.
Accanto ai portoni troneggiavano gli spaventapasseri in abiti femminili e maschili a ricordare la tutela del lavoro dei campi e a prevenire incursioni indesiderate. Sul grande prato prospiciente la cascina i tavoli apparecchiati accoglievano le tante persone convenute e già la bella musica del trio Enrico-Giancarlo-Sergio invitava alla convivialità.
Per tutta la serata abbiamo ascoltato canzoni d’autore e tradizionali e quando ci siamo accorti che la luna occhieggiava tra gli alberi non abbiamo potuto che dedicarle “Guarda che luna”. Abbiamo cantato tutti pensando a quell’ammaraggio di 50 anni fa quando davanti agli schermi televisivi abbiamo ammirato questa incredibile impresa. E lei, la luna, ci ha guardato tutta la sera con sua luce calda e avvolgente.
Al limitare del prato è stato allestito un buffet da cui ci siamo serviti. Un antipasto insolito, vegetariano con i prodotti della cascina, cinque sfiziosità accompagnate da bevande profumate di erbe e di frutti. Ai tavoli è stato servito un risotto alla milanese cucinato proprio lì, davanti a noi. Buono. A seguire il piatto dei bolliti di ben cinque tipi e contorni classici e marmellate. Infine il dolce: una cialda di pasta frolla con crema pasticcera ornata di piccoli frutti colorati.
La notte avanzava ma ci bastava il chiarore dei filari di lampadine sopra di noi, dei lumi sui tavoli e della grande lampada del cielo. La luna nel suo viaggio celeste ha assistito al nostro divertimento e forse ci ha riconosciuto come gli uomini che ha visto da vicino mezzo secolo fa. Senza scafandro. Solo la musica volteggiava nell’aria. E noi ben fermi con i piedi per terra. A guardare la luna...