Oggi, fra i meandri della mia memoria, ho visto una bambina con le scarpe vecchie, i calzettoni arrotolati sulle caviglie. Il vestitino troppo corto e troppo stretto per la sua età.
Correva felice sotto il sole, un bastoncino in mano appoggiato ad un cerchione di bicicletta che, correndo, girava fra mille acrobazie per scansare i sassi sulla strada, i passanti, gli altri bambini.
Era Primavera.
Era l’età della primavera.
La testa pensava al gioco, a correre, ad essere coccolata, amata. Ha tanti amici.
…E’ felice e non lo sa.
Poi ci sarà la vita da vivere con i suoi gradini più o meno alti da scalare.
Ma non lo sa.
Era primavera, poi verrà l’estate con i suoi colori, i fiori, le tempeste, gli arcobaleni, gli amori, i dolori.
Ma lei non lo sa.
…I dolori?
Ora ha l’età dell’autunno.
Oggi non ricorda i dolori, non li vuole ricordare.
Oggi c’è il sole che le scalda i capelli, le guance, il cuore.
Le gambe non corrono più, veloci dietro un cerchione arrugginito.
Oggi è felice perché ama la vita con tutte le sue sfaccettature, perché l’irruenza di gioventù è diventata la dolce calma di un mare a riposo.
E’ felice, perché ha dato, perché ha ricevuto, ma soprattutto è felice perché in questo momento è serena… anche se non sa quale sia il colore della serenità.
A cura di: Valeria Mosca