Forse noi adulti dovremmo ripartire dal saper trasmettere e testimoniare ai più giovani che la vita ha un senso
La notizia è apparsa su tutti i quotidiani. 12 novembre scorso a Sava in provincia di Taranto: venti giovani (tra i quali ben otto minorenni) sono stati arrestati e successivamente indagati per estorsione, furto, rapina e atti persecutori perpetrati contro una persona disabile. Minacciato con la pistola, l’uomo era costretto ormai da mesi a dare loro parte della già poca pensione che riceveva. Nel video postato dai carabinieri, il poveretto esce da casa sua e consegna in fretta una banconota da venti o da cinquanta euro a un ragazzino, senza opporre alcuna resistenza. Ma questa volta le forze dell’ordine sono riuscite a fermare questa tremenda vessazione.
Un’altra vicenda simile a quella di Antonio Stano, il malato di mente di Manduria (sempre nel Tarantino) perseguitato e percosso da una banda di giovanissimi e morto poi nell’aprile scorso in ospedale. La madre di uno degli adolescenti, interrogata dal magistrato che le chiedeva come suo figlio avesse potuto fare una cosa del genere a una persona indifesa e malata, aveva risposto così: “Ma questi ragazzi non hanno niente da fare!”
Un’affermazione lapidaria e, nello stesso tempo, terribile: non vanno più a scuola, non hanno un lavoro, non sono impegnati in attività sportive o di volontariato. Molti non fanno niente di male, ma alcuni giungono purtroppo a compiere azioni aberranti.
Nel vuoto dei giorni che passano uno dopo l’altro e nei quali non c’è nulla da fare, il male avanza più facilmente e finisce per prendere anche il cuore, anch’esso vuoto di senso e incapace di suggerire la basilare distinzione tra il fare il bene e il fare il male, tra il realizzare qualcosa di positivo e il compiere atti malvagi verso i più deboli della società.
A questo punto sorgono spontanei tanti interrogativi: che cosa è successo a questi adolescenti? Chi ha mancato nei loro confronti? Come può dire una madre, giustificandoli, “non hanno nulla da fare”? Dove sono i genitori, gli insegnanti, gli adulti, davanti a ragazzi che non hanno più delle guide da seguire e delle mete da raggiungere, incapaci di dare un senso alle loro giovani vite?
Ci rendiamo conto che le risposte non si trovano facilmente e che esiste oggi non solo un inquinamento esteriore che sta distruggendo la nostra terra (pensiamo al caso drammatico dell’Amazzonia), ma un ben più temibile “inquinamento interiore” che crea vuoti di senso, incapacità di discernere tra il bene e il male, di riconoscere e rispettare l’altro chiunque egli sia, di aprirsi alla solidarietà e al dono di sé.
Papa Francesco, nell’Esortazione apostolica rivolta ai giovani “Christus vivit”, cita alcune parole del giovane Venerabile Carlo Acutis che affermava: “Succede che tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie. Non lasciare che ti succeda questo… Osa essere di più, perché il tuo essere è più importante di ogni altra cosa” (dai nn. 106 e 107).
Forse noi adulti dovremmo proprio ripartire da qui: dal saper trasmettere e testimoniare ai più giovani che la vita ha un senso, che vale la pena sacrificarsi, impegnarsi, studiare, trovare ragioni buone che danno speranza, porsi dei traguardi da raggiungere, non chiudere gli occhi sulle miserie del mondo… Come sottolinea con forza Papa Francesco: “Essere di più”.
Allora, molto probabilmente, verrà spazzato via il “non hanno niente da fare” dall’altra concreta e costruttiva possibilità: “Hanno molto da fare!”.