Testimonianza di una storia che rischia di essere dimenticata
Lo scorso 5 ottobre, nell’ambito del festival “Si Scrittrici Insieme” organizzato dal nostro assessorato alla cultura, abbiamo avuto il piacere e l’onore di ospitare presso la sala polivalente della biblioteca comunale la senatrice a vita Liliana Segre; è stata un’esperienza intensa e toccante, non solo per l’incontro singolare con una donna mite e al tempo stesso autorevole, in grado di suscitare emozioni profonde, ma per gli importanti spunti di riflessione che quest’incontro ha lasciato sospesi nell’auditorium e nelle nostre menti. Liliana Segre è stata ed è ancora oggi testimone vivente di una storia che, lei stessa ha dichiarato questa paura, rischia di essere dimenticata.
La storia recente ci pone di fronte ad un dramma che ha già raggiunto proporzioni epocali, quello di migliaia di migranti che fuggono da paesi in guerra o da una vita misera e senza prospettive future. Non è possibile ignorare questo dramma, né tantomeno fornire soluzioni tanto semplicistiche quanto improbabili come la totale chiusura dei nostri confini. Un problema di queste proporzioni rafforza ancor più la convinzione che sia necessaria un’azione congiunta che vada al di là dei confini nazionali; un banco di prova fondamentale sul quale l’Unione Europea deve confrontarsi, in nome di quei principi e valori costitutivi che stanno alla base della sua nascita. Uno scenario non certo liquidabile con poche parole che rischiano di banalizzarne la complessità, ma che ci riporta agli spunti di riflessione rimasti in sospeso dopo l’ascolto della senatrice Liliana Segre; in nome di un presunto pericolo che viene percepito come minaccia per la nostra sicurezza e tranquillità economica si apre la porta ad una minaccia altrettanto grave: la paura in generale del “diverso”, il pregiudizio e la diffidenza che alimentano a poco a poco un tarlo che si insinua nella nostra quotidianità e offre un facile capro espiatorio a qualsiasi problema. Una paura che viene alimentata e veicolata in modo molto aggressivo, in particolare attraverso i nuovi mezzi di comunicazione in grado di raggiungere velocemente un vasto numero di persone. Una presunta informazione per chi si accontenta di scorrere su un tema tanto complesso videate fatte di slogan ad effetto pensate per raggiungere velocemente le paure istintive nascoste in ognuno di noi. Liliana Segre e la sua testimonianza ce l’hanno ricordato: esiste una storia non lontana dove anche qui, in Italia, non altrove, non in un altro stato, l’odio è riuscito a prendere il sopravvento nella generale indifferenza. Non è con l’aggressività di chi proclama a gran voce di conoscere la soluzione per tutti i mali che arriveremo davvero a risolverli; dimostrandoci indifferenti, lasciando che questo linguaggio avveleni le nostre giornate, ci renderemo tuttavia in parte complici per non aver espresso il nostro dissenso. La politica, che anche i recenti ritrovi di piazza dichiaratisi apartitici reclamano a gran voce, non è una politica fatta di odio e violenza nella quale molti italiani non si riconoscono. E’ necessario che sia il ricordo della storia ad offrirci sempre un valido monito per scuoterci da una condizione di apatica e silenziosa osservazione; nulla è realmente acquisito per sempre ed occorre difendere con forza i principi di pacifica convivenza civile e sociale sui quali vogliamo si basi il nostro vivere quotidiano.