Riflessioni ad alta voce

 

Che la prima Repubblica sia ormai morta e sepolta è un dato di fatto assodato da oltre 20 anni. E’ assodato altresì che con essa sono spariti anche tutti i partiti e andati o mandati in “pensione” tutti quei personaggi politici che per anni, nel bene o nel male, secondo vari punti di vista, hanno amministrato o governato.

Sappiamo che tangentopoli fece piazza pulita di una grande schiera di persone che contribuirono al cambiamento e alla crescita dell’Italia dal 1945 al 1992, ma dire che quella pulizia servì a far nascere una nuova generazione di politici e partiti migliori dei precedenti, è una tesi tutta da dimostrare.

Sono convinto che personaggi della statura di La Pira, Moro, De Gasperi, Spadolini, Ugo La Malfa, Nenni, Enrico Berlinguer, Almirante, Cossiga e Pertini, per citarne alcuni, sono ormai solo un orgoglioso ricordo del nostro passato. Le nuove leve di politici e coloro che dal 1994 in poi hanno “occupato” gli scranni, non possono competere con i loro predecessori quanto a Preparazione politica, amministrativa e di governo, Senso dello Stato, Capacità di mediazione, Umiltà, Attaccamento vero agli alti ideali ed Amore della Patria e quant’altro.

Lo si capisce dalla litigiosità degli esponenti delle varie fazioni partitiche, litigiosità che talvolta rasenta l’astio tra le persone.

Lo si capisce dal fatto che l’astiosità non produce idee e soluzioni diverse da quelle dell’avversario politico, né miglioramenti delle condizioni della nazione e dei cittadini.

Lo si capisce dal fatto che, di conseguenza, il cittadino perde quotidianamente i riferimenti di appartenenza, si allontana, sia dalla politica, che dai partiti e non va più a votare (questo è il vero pericolo dei nostri giorni).

Lo si capisce dal fatto che esistono “guerre” non dichiarate tra i vari poteri dello stato e per di più la burocrazia soffoca la crescita, pur di sopravvivere solo a se stessa.

Durante la Seconda Repubblica, poi, qualcuno dei salvatori della nazione inventò le liste dei “nominati”. Decise cioè di inserire nelle proprie liste elettorali personaggi che di politica non ne avevano mai sentito parlare o quasi, ma erano però utili poiché attiravano voti o erano fidi scudieri del padrone delle ferriere. Fu proprio allora che la seconda Repubblica incominciò a morire.

Durante la prima Repubblica, invece, era doveroso fare, nei partiti, il percorso di crescita che portava, solo alla fine e se capaci, a ritrovarsi in lista per le elezioni comunali, le provinciali, le politiche.

Ma col tempo, fino ad arrivare ad oggi, la situazione non è migliorata poiché la politica non ha recuperato la credibilità dei tempi di Aldo Moro o di Enrico Berlinguer, ma ne ha persa ancora di più.

Infatti i sondaggi più recenti dicono che ora a votare in Italia ci andrebbe al massimo il 48% degli aventi diritto e questa è la più grande sconfitta dei nostri tempi.

Si aggiunga anche che la realtà partitica attuale è talmente frantumata lungo tutto l’arco costituzionale. Anche per questo tanti cittadini, non avendo più riferimenti precisi, la ritengono poco affidabile.

Cosa succederà tra uno, due, dieci, venti anni? Non si sa! Nascerà la terza Repubblica? Mi piace pensare che lo sperino almeno tutti quelli che non vanno più a votare e, sono certo, anche tanti che nella politica ci credono e a votare ci vanno ancora e ci andranno.

Gerardo Locurcio