Alcuni spunti di riflessioni dalla Festa al Parco
Durante la nostra ormai tradizionale Festa al Parco, tenutasi a fine giugno, abbiamo consegnato a Ermanno Bresciani una targa che attesta il suo appassionato impegno a difesa della storia e dei valori della Resistenza, concretizzatosi ulteriormente con una nuova e recente pubblicazione (Letargo d’Elvezia, diario del partigiano Eugenio Beltrami di Omegna, purtroppo scomparso il 25 luglio scorso). Abbiamo così voluto ribadire l’importanza di tener viva la memoria del periodo fondante della nostra democrazia e nel contempo ringraziare chi ormai da anni, con accurate ricerche, tenta di ripercorrerlo per raccontarlo senza enfasi, ma con doverosa obiettività rispettosa dei fatti. Proprio in questi tempi, rannuvolati da una crisi che non sembra avere sbocchi e tragicamente oscurati dal terrorismo, riteniamo sia ancora più importante ritrovare elementi di solidale unità, gli stessi che hanno permesso al nostro Paese di superare altri momenti drammatici. Intendiamoci, non pensiamo certo ad una sorta d’incolore unanimismo. Tutt’altro! Infatti siamo ben consci dei diversi ruoli (ad esempio tra maggioranza e minoranza), ma auspichiamo che il richiamo al periodo su cui si è ricostruita la nostra convivenza civile consenta di attivare un confronto davvero finalizzato alla soluzione dei problemi.
Anche per questo ci sentiamo di condividere in toto quanto detto dal Sindaco Bellaria nel suo intervento alla nostra Festa. Oltre a ribadire gli impegni assunti, impegni che si stanno via via concretizzando nonostante le ridotte risorse a disposizione, nel suo discorso ha infatti sottolineato la necessità di un dialogo propositivo con tutti i gruppi consiliari, con i quartieri e le varie forme associative. Certo, le responsabilità sono ben diverse e ben distinte e tali devono rimanere, così come il sacrosanto di critica, ma questo non può e non deve far scivolare il confronto nella sterilità della polemica improduttiva o addirittura nella ripicca di parte, solitamente più attenta alla forma che alla sostanza.
A tale proposito evidenziamo come la burocrazia amministrativa, introducendo la redazione del D.U.P. (Documento Unico Programmatico), abbia ulteriormente complicato la gestione dei Comuni, soprattutto quelli piccoli o medi come è appunto il nostro. Infatti il D.U.P. praticamente, seppur con qualche aggiunta, è una sorta di sintesi del Bilancio Previsionale e del Piano Opere Pubbliche, strumenti amministrativi già esistenti ed entrambi di valenza triennale. Dunque un assillo in più, di cui non se comprende pienamente l’utilità e lo scopo, con precise e vincolanti scadenze il cui rispetto appesantisce l’iter amministrativo, senza per altro produrre maggior efficienza o maggior trasparenza. C’è chi sostiene che può essere utile per le grandi Città, ma allora perché non renderlo obbligatorio solo per i Comuni con più di 100.000 o 50.000 abitanti?
A cura di: Gianfranco Todeschini e Mimmo Sciddurlo, Consiglieri Comunali di Sinistra per Somma