Un facile percorso attorno al Monte Ameno, sosta al Lazzaretto con una gradevole sorpresa
L’inverno è anche inclemente, col suo freddo, le sue bianche gelate e per i camminatori di “Cammino piano” è arrivato il tempo di rifugiarsi nel calduccio di casa. Ma, prima di sospendere le passeggiate del sabato mattina, abbiamo fatto un ultimo percorso attorno al Monte Ameno: l’appuntamento era alla Chiesa di san Vito, che abbiamo trovato chiusa, dietro il suo bel portale barocco. Proseguendo lungo la ferrovia, in via Ermanno Mosterts, abbiamo costeggiato le mura, a tratti invase dalle vegetazione, dell’imponente fabbrica che fu la tessitura Bellora, che arrivò, negli anni Trenta del Novecento, ad ospitare millecinquecento telai automatici. Di tanto apparato rimangono le rovine, mentre, al di là della ferrovia, si innalza ancora l’alta struttura del convitto-dormitorio per le maestranze femminili della fabbrica, reclutate in Piemonte, per sopperire alle carenze di manodopera locale. Il cammino procedeva poi per le vie Bruno Colombo e Isaia Bianco, dedicate al ricordo di due giovani partigiani sommesi, morti entrambi nel 1944. Punto di arrivo era il Lazzaretto, luogo sempre suggestivo, anche perché affacciato sul vastissimo anfiteatro della brughiera della Strona e della Garzonera, nonché sulla corona delle Alpi e sul Monte Rosa. Il signor Mario ci ha aperto gentilmente la chiesina, di cui abbiamo ammirato l’interno, così ben tenuto, con i suoi affreschi e i suoi quadri votivi. A questo punto, cosa di meglio di un bel caffè o, a scelta, di una cioccolata calda? È il Signor Mario ad offrirci le bevande ristoratrici; ma ci attende una sorpresa! Perché il Signor Mario ci apre la porta della sua abitazione: subito, all’entrare, si ha la sensazione di un luogo, a suo modo, straordinario e magico, per la presenza di tanti oggetti colorati, dorati, inconsueti; ma ben presto ci si accorge che la dimensione incantata delle stanze è dovuta anche a tante paia di occhi che ovunque ti guardano, ti seguono. Appartengono ai piccoli visi di porcellana di bambole, splendidamente vestite e adornate, che la Signora Maria colleziona ormai da anni, insieme a tanti insoliti oggetti. Rimaniamo stupefatti ed ammirati per tanta sorprendente bellezza e, girando per le stanze perdiamo un po’ la cognizione del tempo: non vorremmo mai uscire da quello spazio incantato! Ringraziamo i nostri generosi ospiti che ci hanno offerto un ristoro per il corpo, ma anche per lo spirito, con così insolito e inaspettato spettacolo, per inoltrarci nella via Motte e nel Vial del Moro fino ad arrivare al punto di partenza: anche oggi abbiamo chiuso il magico anello del nostro cammino.