L’idea di costruire una struttura che accogliesse persone anziane, rimaste sole o in difficoltà, la ebbe la Famiglia Bellini che fondò – nel 1937- questa casa di riposo, aprendola a tutta la cittadinanza sommese e che, ancora oggi, porta il suo nome.
Attualmente, la RSA Bellini Onlus dà alloggio a quaranta ospiti, suddivisi in due nuclei, in base ai loro bisogni, alle loro necessità, alle loro abilità ed autonomie residue. Ogni giorno, il personale presente si prede cura di ognuno di loro, ponendosi come obiettivo primario il soddisfacimento del benessere psico-fisico e relazionale di ogni persona, intesa come soggetto unico, portatore di una sua storia personale e professionale e dotato di una sua dignità non negoziabile .
Questa casa di riposo però non vuole essere solo un luogo fisico che “cura”: vuol essere parte essenziale, fondamentale di una comunità; vuole abbattere le barriere fisiche, gli stereotipi ed i pregiudizi per divenire parte integrante del tessuto sociale della città di Somma Lombardo; vuole aprirsi, come nel lontano 1937, alla comunità sommese con iniziative e progetti dedicati alle storie ed ai ricordi che ognuno di noi porta dentro di sé, nella mente e nel cuore.
E proprio a queste storie noi vogliamo “dar voce”: in collaborazione con l’Amministrazione comunale, vogliamo valorizzare i nostri ospiti dando importanza alle loro esperienze di vita, dando voce e parola anche a chi, con il tempo l’ha persa.
Questo progetto, pubblicato su Spazio Aperto, darà la possibilità di tramandare testimonianze di una “Vecchia Somma” o di una “Somma Vissuta” anche ai giovani che abitano e vivono appieno questa meravigliosa città, dando luogo ai racconti e alle narrazioni dei nostri residenti, anch’essi cittadini sommesi e non.
La storia della signora Rina
Rina, questo è il nome dell’ospite più anziana della nostra struttura; a dicembre compirà 104 anni! È in buona salute, vigile, ma non sempre è in grado di interagire verbalmente con il mondo che la circonda.
Quando giunse alla Fondazione Bellini, nel dicembre del 2014, era alquanto loquace, tanto che – ancora oggi – le operatrici si ricordano di come, da modenese verace, elargisse suggerimenti e spiegazioni sulla preparazione della pasta fresca, delle lasagne e dei tortellini.
Questa la sua breve storia. Rina si sposò con Pietro, Appuntato della Guardia di Finanza, il 1° gennaio 1942; si conobbero nel Modenese dove Pietro, in quel periodo, svolgeva servizio (una curiosità: per sposarsi dovettero attendere il suo trentaseiesimo anno di età, perché così imponevano le regole militari). Nel 1943 nacque la loro bimba e fino al 1945 lei ed il marito vissero a Cormòns (GO), dove Pietro venne trasferito per varie operazioni di frontiera. Cormòns dista tre km dall’attuale confine con la Slovenia, uno dei sei stati federali che formavano l’ex Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.
Lo sconvolgimento dell’8 settembre 1943 fece emergere un’immediata crisi di coscienza a molti militari che operavano nelle zone di confine, Fiamme Gialle incluse, tanto da portarli a sposare la causa della Resistenza. Pietro fu uno di questi. Durante un’azione “lasciapassare” per alcuni sacchi di grano destinati a truppe di partigiani, dislocati sui monti, l’operazione fu intercettata da una pattuglia tedesca e, risalendo alla calligrafia dei documenti compilati, le conseguenze tragiche per il marito di Rina non si fecero attendere.
Pietro, con altri 19 partigiani, vennero fucilati il 4 aprile 1945 dai tedeschi della Wehrmacht in località Loqua, ora nel territorio Sloveno (un partigiano riuscì a fuggire ed è grazie a lui che le autorità seppero poi il luogo della fossa comune dove i corpi vennero buttati).
Solo dopo tre anni, il feretro venne traslato a Somma Lombardo, dove Rina si era trasferita fin dal 1946 e, il 23 dicembre 1948, la città celebrò le esequie collettive con altri quattro militari caduti in guerra.
Con la sua piccola iniziò la vita sommese, anche con il prezioso aiuto di alcuni amici di Pietro trasferitisi qui da tempo. Faceva la pantalonaia e ha lavorato per moltissimi anni presso un noto sarto da uomo in città.
Ora è assistita e curata da tutto il personale della Casa di Riposo “C. & V. Bellini”, personale al quale i suoi famigliari rivolgono sempre gratitudine per la pazienza e l’attenzione costante a lei dedicata.