Nell'attuale dibattito politico prevale la tendenza a canalizzare la rabbia e la frustrazione dei cittadini verso qualcosa o qualcuno. Non intendo disquisire rispetto alle legittime rimostranze di ciascuno. Tutti ambiamo ad un’esistenza migliore per noi e per i nostri cari. Vorremmo maggiore sicurezza, stabili condizioni di lavoro, la possibilità di programmare la nostra esistenza con fiducia e serenità.
La situazione è complessa e non esistono ricette pronte. Ma cosa possono fare le istituzioni locali per risvegliare nei cittadini un positivo desiderio di futuro e canalizzare in modo proficuo le energie sopite?
Possono, a mio avviso, diffondere il linguaggio della possibilità, del protagonismo, della condivisione.
Il Linguaggio della possibilità.
Non dobbiamo nascondere le difficoltà, ma guardarle in faccia, affrontarle e superarle. Ogni volta che incolpiamo qualcun altro per la nostra situazione, ci condanniamo ad una condizione di impotenza. La recriminazione nasce spontanea: “Che ci posso fare io, dopotutto non dipende da me, è colpa del Comune, del Governo, dell’Europa, delle lobbies, della burocrazia, delle tasse…”. In effetti molti sono i responsabili per ciò che non funziona, ma come cambierebbe la prospettiva se a tutti i livelli ci domandassimo: “Vabbè le cose non vanno per il verso giusto, ma cosa posso fare io, qui, adesso per raddrizzarle almeno un pò”?
Il linguaggio del protagonismo.
Quand’ero ragazzo uno degli slogan utilizzati all’oratorio feriale (Il GREST) era “Mi ci gioco”, cioè mi rimbocco le maniche, faccio la mia parte, scendo in campo, mi do da fare, perché ci tengo. E’ un modo per insegnare ai ragazzi ad essere protagonisti attivi e non passivi di ciò che li circonda, qualunque sia il contesto.
Dobbiamo recuperare quello spirito.
Il linguaggio della condivisione.
“Di fronte alle difficoltà della vita, della convivenza, davanti ai mutamenti profondi e tumultuosi del nostro tempo si rischia di pensare che chiudersi in se stessi e scivolare nella solitudine possa essere un rifugio: ciò è debole e triste”. Così si recentemente espresso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Condivido il concetto al 100%.
Per invertire la rotta dobbiamo, a mio avviso, stimolare e promuovere il “Protagonismo Comunitario”.
E’ importante impegnarsi in prima persona, ma farlo coinvolgendo i nostri amici, i nostri vicini, le associazioni che frequentiamo, aumenta esponenzialmente l’efficacia del nostro intervento e moltiplica la soddisfazione che ne deriva.
E’ la sfida che hanno colto molti nostri concittadini presentando 21 progetti legati al cosiddetto “Bilancio Partecipato 2018”. Si tratta di idee, opere, iniziative, che mirano a rendere migliore la nostra città. Una risposta che va oltre le più rosee aspettative.
Ogni progetto è accompagnato da almeno 25 firme (15 nelle frazioni) di supporto. Ciò significa che non è l’obiettivo di un singolo, ma di un gruppo di persone e ciò gli conferisce un significato ed una potenzialità maggiori.
A settembre si svolgeranno le assemblee nei quartieri per presentare i singoli progetti e votare i preferiti. Partecipiamo numerosi, discutiamo e decidiamo Insieme.
Lo scorso 31 maggio SPES, la nostra azienda municipalizzata, ha partecipato al bando di Fondazione Cariplo “Beni aperti, beni in azione” presentando un progetto finalizzato al recupero delle Antiche Fattorie Visconti.
L’obiettivo di SPES e dell’amministrazione comunale è quello di realizzare uno spazio aperto a disposizione della città. Una sorta di nuova piazza, quella piazza che Somma Lombardo di fatto non ha.
Nell’idea progettuale sono previsti un ostello, una locanda, esercizi commerciali, un punto prelievi di SPES, un’area espositiva, un giardino, un percorso pedonale, uno spazio eventi.
Il progetto definitivo sarà approntato entro fine 2018 con l’obiettivo di iniziare i lavori nel corso dell’anno 2019.
Vogliamo recuperare ambiti di protagonismo comunitario, di socializzazione e di condivisione, perché abbiamo un estremo bisogno di rimettere in circolo le migliori energie del nostro Paese. E canalizzarle verso ciò che si può fare. Perché qualcosa di buono si può sempre fare. L’importante è compiere senza indugio il primo passo.
Stefano Bellaria