Torna la paura per una guerra che sconvolge la vita di grandi e piccini
Cari sommesi, il periodo in cui stiamo vivendo, già complesso dopo due duri anni di pandemia, è reso ora ancora più difficile a causa della guerra.
Della guerra che torna. Che torna proprio lì dove mai ci saremmo aspettati di vederla di nuovo: nella nostra Europa. Il nostro continente per secoli ha visto sangue e scontri segnare indelebilmente la sua terra, ma da qualche decennio la situazione si era decisamente invertita.
Non dimenticando, come spesso colpevolmente avviene, le guerre nei Balcani che tanto male hanno fatto negli anni ’90 del secolo scorso, l’invasione dell’Ucraina, uno stato libero e democratico, da parte del presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ci riporta ai periodi più bui della nostra storia comune.
Le truppe di occupazione, sebbene la propaganda voglia farci credere il contrario, hanno attaccato deliberatamente obiettivi di carattere civile, come scuole, ospedali, palazzi situati in quartieri residenziali.
Come comunità del Partito democratico di Somma Lombardo, unendoci alla netta presa di posizione da parte del segretario nazionale Enrico Letta, condanniamo, senza mezzi termini e reticenze, l’attacco imperialista compiuto dalla Russia ed esprimiamo solidarietà totale al popolo ucraino, nella speranza che la sua eroica resistenza, unita alle dure sanzioni decise dall’Unione Europea e dalla comunità internazionale, possa fermare questa criminale invasione.
La distruzione di interi quartieri di città come Mariupol, Kharkiv, Chernihiv e dei sobborghi della capitale Kyiv ha lasciato centinaia di migliaia di persone senza una casa.
Questo si tradurrà necessariamente in persone che saranno costrette ad abbandonare il loro paese, almeno fino a quando l’emergenza non sarà cessata.
Da parte nostra, vi sarà sempre la massima solidarietà nei loro confronti e l’appoggio a tutta la rete pronta a fornire loro accoglienza ed inserimento nella nostra società, essendo pronti a dare in prima persona una mano.
Infatti, riteniamo che chi scappa dalla guerra debba essere accolto, sempre.
Senza fare ipocrite e ciniche distinzioni tra “profughi veri” e “profughi finti”, vaghe formule che lasciano trasparire il sospetto che, in fondo, il problema sia il colore della pelle ed il luogo di provenienza.
Il nostro paese è chiamato nuovamente a fare la sua parte e siamo certi che lo farà.
Nel nostro piccolo, non mancheremo di esserci, cercando di coltivare, giorno dopo giorno, una cultura di pace, che rifiuti guerra, prevaricazione e violenza.