Lo confesso. La vista del campanile di Sant’Agnese vuoto, spoglio delle sue otto campane, mi lascia spaesato. E’ come se inconsciamente percepissi un senso di mancanza, di incompletezza, di smarrimento.
Da secoli il campanile è lì, maestoso, a scandire con i suoi rintocchi i ritmi della nostra vita.
Non è solo una questione di fede, da tempo immemore le comunità cittadine si raccolgono intorno al proprio campanile, simbolo (anche) di unione civica.
Chi non ricorda la storia, imparata sui banchi di scuola, di Pier Capponi, ambasciatore della Repubblica Fiorentina che, nel 1494 rispose alle minacce del Re Carlo VIII di Francia (suoneremo le nostre trombe) con la famosa frase: “e noi suoneremo le nostre campane”?
Ci sarà un motivo se i Sommesi hanno sentito la necessità, terminato il secondo conflitto mondiale, di ricollocare le campane al loro posto. Era un modo per riconciliarsi con una storia dolorosa, per suggellare la volontà di futuro.
Ora, dopo molti anni, abbiamo la possibilità di rivivere le sensazioni provate dai nostri genitori e dai nostri nonni. E’ emozionante vedere le campane collocate in piazza, davanti al sagrato della Basilica, lo sarà ancor di più risentire il loro suono avvolgente e familiare.
Un Grazie particolare va a Don Franco Gallivanone, Parroco della nostra comunità pastorale, per aver avviato l’opera di manutenzione. Con questo gesto si è “rinnovato” un simbolo dell’intera città donandogli nuova linfa per i prossimi settant’anni.
E’ come se Don Franco avesse suggellato la sua opera pastorale, fatta di attenzione alle persone in difficoltà (in particolare gli ammalati) e di amore per la musica, con un gesto simbolico. In realtà il restauro delle campane era stato programmato prima che gli venisse affidata una importante parrocchia milanese (San Pio V). Si tratta quindi di una coincidenza, una “benedetta” coincidenza. Auguriamo a Don Franco ogni bene per la sua nuova missione.
Un augurio va anche a Don Basilio Mascetti, novello parroco. Benvenuto a Somma Lombardo! Siamo certi che la comunità cittadina lo accoglierà con gioia, mettendolo nelle condizioni di svolgere al meglio la sua opera.
Il campanile vuoto. Un segno di caducità, di precarietà, di trasformazione, ma anche di attesa, di rinascita, di gratitudine.
Anche oggi, al tempo della globalizzazione e della “società liquida”, abbiamo bisogno di simboli che rafforzino il nostro senso di appartenenza. Ne abbiamo bisogno per guardare con rinnovata fiducia al futuro.
Il Sindaco
Stefano Bellaria